Romina Gobbo nella foresta amazzonica ecuadoriana
Indietro
non si torna
Durante la pandemia, con
la crisi covid, ho dovuto rendermi conto che o cambiamo stile di vita, o l’umanità non si salverà dalle prossime
crisi ambientali, e ho cominciato a
cercare chi sostiene queste scelte. Ho il piacere di presentarvi la mia intervista
ad Alfonso Cauteruccio, Presidente
della onlus ecologista d’ispirazione cristiana Green Accord, e Romina Gobbo, giornalista freelance con testate di riferimento Famiglia Cristiana, Credere, Avvenire e
altri giornali, responsabile Comunicazione della
stessa associazione.
D:
Ci parlate di Greenaccord e dei suoi obiettivi?
Cauteruccio:
Il nostro obiettivo è formare i formatori, ovvero i giornalisti nel nostro
caso, in maniera tale che sensibilizzino il maggior numero di persone possibili
sui temi della sostenibilità, della
tutela dell’ambiente e della difesa dei più poveri. Desideriamo contribuire a
creare un terreno fertile, un humus culturale in un campo che fino a pochi anni
fa, ad esempio il 2002 quando siamo partiti, nella stampa era quasi del tutto
assente. C’era un vuoto. Soltanto Famiglia
Cristiana si occupava dell’ambiente, dell’energia e della sostenibilità,
grazie all’impegno della sua giornalista Barbara
Cavazzolo. Noi desideriamo affrontare soprattutto l’aspetto etico della
questione ambientale. Ad esempio nel 2008, a Pistoia, lanciammo un convegno
intitolato “Il grido dei poveri e la
salvaguardia del Creato”, in linea con la vocazione della Laudato
Si che, come ha ribadito Papa Francesco di recente quando ha pregato da
solo in Piazza San Pietro contro la pandemia, non solo punta a un’ecologia integrale, che coinvolga tutti gli
aspetti del rapporto dell’uomo con il suo habitat, ma è anche sociale oltre che ecologica.
![]() |
Alfonso Cauteruccio all'ultimo Forum Internazionale per la Salvaguardia della Natura |
D:
Il Papa ha deciso di dedicare l’anno che intercorre dal 24/5/2020 alla stessa
data del 2021 proprio alla riflessione sulla Laudato si. Come vi ponete voi di
Greenaccord?
Cauteruccio: Stiamo
cercando di promuovere una riflessione con i nostri interlocutori privilegiati,
che sono i giornalisti di tutto il mondo.
Avremmo già alcune proposte, ma pensiamo che chi va per la sua strada da solo
non vada da nessuna parte, quindi aspettiamo di poter uscire dallo stallo
attuale per dire la nostra con interventi pubblici a riguardo. Del resto San Francesco, che ha ispirato l’enciclica,
parlava con gli uccelli e convertiva il lupo, ma andava anche a trovare i lebbrosi. Aveva un rapporto empatico e
sereno sia con l’ambiente, sia con il suo prossimo, di cui sapeva comprendere
la fragilità, questo concetto ribadito anche da Papa Francesco ancora di
recente. Una fragilità che è dell’uomo e
delle sue attività, che ora possono essere messe al tappeto da un nemico
invisibile. Una fragilità che quindi bisogna riconoscere.
D:
Durante la crisi del Covid-19 avete lanciato l’hashtag #indietrononsitorna. Che
cosa significa? Qual è il vostro rapporto con i social?
Romina
Gobbo: Noi abbiamo la necessità
di essere sui social e parlare il linguaggio dei social, in modo che più persone possibile intraprendano un cambiamento del loro stile di vita. Questo
è urgente perché qualcosa nel nostro rapporto con la natura non funziona. Il virus deriva da questo rapporto alterato
con tra l’uomo e la natura. E ci sono molti altri fenomeni concomitanti,
quali ad esempio i cambiamenti climatici,
che rendono indispensabile questo cambiamento dello stile di vita.
D:Nel
vostro sito c’è in questi giorni un grido d’allarme del pericolo di un nuovo
sterminio dei popoli indigeni. Quali sono le vostre proposte in merito?
Cauteruccio:
Noi abbiamo seguito con eventi internazionali il Sinodo dei Vescovi sull’Amazzonia e siamo intervenuti con eventi di
portata internazionale. Cerchiamo di creare, anche attraverso i social, una base culturale condivisa per questo
cambiamento. Un cambio anche di modello, di cui si discute ormai da
decenni. Non partiamo da zero, dobbiamo essere realisti: sapere che il percorso
è accidentato, ma che è l’unico in grado di salvare l’umanità.
Il nostro slogan potrebbe
essere: “La necessità di un nuovo
umanesimo”, che abbracci la natura,
i poveri, il grande tema delle disuguaglianze.
Cauteruccio:
Nelle nostre attività in collaborazione con il Sinodo, abbiamo lanciato una riflessione
scientifica sul ruolo delle foreste, al di là della loro bellezza e fascino.
Intendiamo basarci sull’analisi degli ecosistemi. Ci interessiamo al tema degli
indigeni perché chi vive nella foresta ha necessariamente un rapporto adulto, quasi simbiotico con la natura, che è la sua
casa, la sua famiglia. Questi popoli
hanno da insegnarci un rapporto non conflittuale con l’ambiente.
Romina
Gobbo: Io sono appena stata in Ecuador come corrispondente. La foresta è bellissima, ma è rovinata
da un intenso sfruttamento del petrolio che porta a inquinamento, anche con
grandi chiazze, alla necessità delle popolazioni indigene di spostarsi, e ora
anche al fenomeno Covid che su
queste popolazioni è un vero disastro, anche considerando la debolezza della
Sanità in quei Paesi cosiddetti del “sud del mondo”.
Vorrei sottolineare ancora
una volta l’importanza di cambiare lo
stile di vita. Noi formiamo per
questo giornalisti di tutto il mondo – indiani, africani, cinesi etc. – perché
loro a loro volta sensibilizzino il numero più vasto possibile di persone
in questo senso. In Italia siamo ente terzo formatore dell’Ordine dei
giornalisti.
Come
fa un giornalista ad accedere ai vostri corsi?
Può accedere dalla piattaforma
Sigef e ottenere i crediti formativi. In questo momento siamo in standby perché
sono ovviamente sospesi i corsi in presenza e su quelli online l’Ordine sta
riconsiderando l’assegnazione dei crediti e altri aspetti. Speriamo appena
possibile di riprendere a erogare la formazione
obbligatoria per i giornalisti.
Nel
frattempo come vi muovete?
Cauteruccio: vorremmo
mettere in guardia dall’assenza di una governance
globale che è emersa durante la pandemia. È un fatto che ha rivelato come
siamo indifesi, con ogni Paese che
andava per conto suo in campo sanitario, con notevoli pericoli. Al momento l’unica autorità morale sembra essere il Papa. Sono stati messi in
discussione la veste e il ruolo delle grandi organizzazioni internazionali.
Romina
Gobbo: Il
fatto è che molte autorità non intendono proprio abdicare al proprio potere.
Bisogna magari riformare queste organizzazioni, ma non dovremmo rinunciare alle
istituzioni sovranazionali per la
salvaguardia di ambiente e salute.
Commenti
Posta un commento